Approvata dall’Europarlamento di Strasburgo la direttiva UE case green che stabilisce le date per l’efficientamento energetico degli edifici.
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Approvata dall’Europarlamento di Strasburgo la direttiva UE case green che stabilisce le date per l’efficientamento energetico degli edifici.
Foto di 政徳 吉田 da Pixabay
La cosiddetta direttiva UE case green sta facendo discutere da mesi e ha generato un acceso dibattito. Si tratta di una norma dell’Unione Europea riguardante l’efficientamento energetico degli edifici, molto discussa perché potrebbe penalizzare soprattutto l’Italia a causa delle peculiarità del nostro patrimonio edilizio.
In realtà, non prevede vere e proprie nuove regole ma soltanto l’aggiornamento (e inasprimento) di misure già in vigore da diversi anni. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, per poi raggiungere una neutralità climatica entro il 2050.
La prima proposta del testo di legge risale al 2021, quando suscitò molte polemiche perché fissava il raggiungimento di obiettivi ecologici piuttosto ambiziosi entro il 2027, mediante l’apposizione di stringenti paletti sui requisiti di efficientamento energetico richiesti per i fabbricati.
L’intento delle misure indicate nella direttiva è quello di contenere le emissioni inquinanti in atmosfera prodotte dagli edifici.
Si stima infatti che in Europa proprio l’edilizia sia responsabile di almeno un terzo delle emissioni di gas a effetto serra. Per raggiungere la neutralità climatica prevista per il 2050 si rende quindi indispensabile agire in questo settore.
Dopo un lungo silenzio, all’inizio di quest’anno è tornata all’esame a Bruxelles una nuova bozza della direttiva, approvata proprio oggi anche se non è ancora in vigore perché manca la fase di negoziati tra istituzioni europee che porterà al testo definitivo.
Il testo approvato prevede una serie di modifiche rispetto alla formulazione originaria. Andiamo allora a vedere quali sono i contenuti di questa famigerata direttiva.
In base alle ultime modifiche apportate, la bozza della direttiva prevede che:
• dal 2030 tutti gli edifici in Europa debbano essere almeno in classe energetica E
• dal 2033 ci sia un ulteriore scatto in avanti, con l’obbligo che siano almeno in classe energetica D.
L’obiettivo finale sarà però quello di arrivare alle emissioni zero entro il 2050.
Bisogna considerare che, purtroppo, almeno il 60% dei fabbricati italiani è classificato nelle classi energetiche peggiori, la F e la G, anche se la direttiva prevede una riclassificazione.
Ti ricordo, a questo proposito, che la classe energetica di un fabbricato si può conoscere attraverso l’Attestato di Prestazione Energetica.
A ogni modo, per passare alle classi energetiche superiori in questi edifici così energivori dovranno essere realizzati interventi minimi di efficientamento energetico, quali:
• sostituzione del generatore di calore
• isolamento dell’involucro (cappotto termico)
• sostituzione degli infissi.
Nei mesi scorsi, gli organi di stampa hanno fatto a gara a fare i conti della serva per far sapere ai cittadini italiani quanto dovranno spendere per adeguare i propri immobili. Per mettere fine alle voci allarmanti giunte da più parti, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin ha voluto allora fare alcune precisazioni.
Innanzitutto ha chiarito che non è previsto nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti per il 2030.
In realtà, la Direttiva case green fissa un obiettivo comune per i Paesi europei, lasciando però a ciascuno la libertà di decidere come conseguirlo.
Pertanto, il nostro Governo dovrà stilare un piano nazionale di ristrutturazione e la propria tabella di marcia per raggiungere il target prefissato.
Inoltre, per il 2030 soltanto le case di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero, mentre per gli edifici esistenti il termine previsto è il 2050.
La bozza non prevede alcun divieto di affitto o di vendita degli immobili non rientranti nella classe richiesta, misure paventate dai giornali che hanno fortemente allarmato i proprietari di case.
Molto probabilmente questa misura era stata avanzata da qualche parlamentare europeo o esperto del settore, ma non è mai effettivamente stata formalizzata in una proposta legislativa.
Ma soprattutto, consentitemi di dirlo, non ci sarà nessun esproprio paventato dai soliti complottisti.
Ogni Stato membro potrà poi stabilire criteri di esenzione di alcune categorie di immobili.
In Italia, ad esempio, saranno esentati dall’obbligo di allineamento alle classi energetiche più elevate i seguenti immobili:
• le abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri
• le case utilizzate meno di quattro mesi l’anno (praticamente le case vacanza al mare o in montagna)
• le chiese e gli edifici di culto
• i fabbricati di interesse storico o di particolare valore architettonico
• gli immobili ubicati in aree vincolate o protette
• gli edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale.
Il motivo per cui la direttiva green UE risulta particolarmente problematica per l’Italia deriva principalmente da due fattori:
• abbiamo un patrimonio edilizio molto datato e quindi obsoleto dal punto di vista dell’efficienza energetica
• la proprietà immobiliare è enormemente diffusa.
Quest’ultimo punto, quindi, farebbe gravare in misura notevole sui risparmiatori, che da sempre nel nostro Paese tendono a investire soprattutto nel mattone, i paletti imposti dalla direttiva nella sua prima stesura.
Inoltre, la necessità di dover effettuare interventi di ristrutturazione per rendere gli immobili più efficienti, e quindi adeguati alla classe energetica richiesta, sarebbe insostenibile in mancanza di un adeguato programma di incentivi economici.
La stessa Unione Europea, nella direttiva, non indica in quale modo raggiungere i target prefissati, ma lascia ampia libertà di azione agli Stati membri.
Da questo punto di vista, ad esempio, bisogna dire che nella normativa italiana gli aiuti economici non mancano, visto l’ampio panorama di incentivi fiscali a disposizione (non solo superbonus), ancora in vigore per diversi anni. Un freno semmai è stato posto dal nostro stesso Governo con il recente stop a sconto e cessione.
La direttiva green UE affronta comunque altri aspetti miranti al raggiungimento di una edilizia sempre più ecosostenibile.
È previsto, ad esempio, il divieto, a partire dal 2027, di installare nuove caldaie a gas (spingendo quindi verso l’utilizzo delle pompe di calore). A tal proposito la direttiva prevede il divieto per gli stati membri di offrire bonus per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili, al più tardi da gennaio 2024.
Si va poi verso l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici di una certa dimensione, nuovi o sottoposti a ristrutturazione importante.
L’obbligo sarà in vigore inizialmente solo per gli edifici pubblici e per quelli non residenziali, per essere poi progressivamente esteso, a partire dal 2030, anche a quelli residenziali.
L’entrata in vigore della direttiva UE case green impone allora un obbligo di ristrutturare per i proprietari?
Per prima cosa, è opportuno ricordare che l’iter per l’entrata in vigore della Direttiva non è ancora concluso e il testo, oggetto di trattative, potrebbe subire ulteriori stravolgimenti, anche perché tra gli Stati membri si è ancora lungi dal trovare un accordo.
In secondo luogo, bisogna dire che in questi anni il confronto è stato fruttuoso e ha portato al raggiungimento di alcuni compromessi che hanno determinato un progressivo differimento nel tempo delle date previste per i vari step da raggiungere.
Quindi, bando a ogni forma di allarmismo e fake news sull’argomento, rilanciate da media che pubblicano notizie senza approfondirle.
Piuttosto, per essere informato tempestivamente e in tempo reale quando ci saranno ulteriori novità su questo argomento, segui le mie pagine Facebook e Twitter e iscriviti al mio canale YouTube.
Non esiste quindi alcun obbligo di ristrutturare. D’altra parte, bisogna però osservare che, anche se non saranno previste sanzioni per chi non si allineerà con la classe energetica minima richiesta, per i proprietari di case ci sarà comunque una sorta di punizione: la diminuzione automatica del valore commerciale del proprio immobile.
Anche senza il divieto di vendita degli immobili non efficienti, infatti, il mercato sicuramente sarà orientato verso alloggi che garantiscano minori consumi energetici.
(Prima pubblicazione 11 gennaio 2023)
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