Guida alla scelta della termostufa a pellet

La termostufa a pellet riscalda non solo l’ambiente in cui è installata, ma tutta la casa, attraverso il collegamento all’impianto idraulico.

Soggiorno con termostufa al centro

Stufa Steel di MCZ (photo credit Blu Wom Milano)

Cos’è una termostufa?

La termostufa a pellet rappresenta un’evoluzione tecnologica della tradizionale stufa, perchè è progettata per riscaldare non solo l’ambiente in cui è installata, ma l’intera abitazione, attraverso il collegamento all’impianto idraulico.

A differenza di una stufa a pellet tradizionale, che cede calore esclusivamente per irraggiamento e convezione nell’ambiente circostante, la termostufa è dotata di uno scambiatore di calore interno che riscalda l’acqua destinata ai termosifoni o al sistema di riscaldamento a pavimento.

Il funzionamento si basa sulla combustione del pellet, un biocombustibile ricavato dalla compressione di segatura vergine, che produce calore utilizzato per due scopi distinti: una parte viene ceduta direttamente all’ambiente attraverso il corpo della stufa, mentre la quota maggiore viene trasferita all’acqua che circola nell’impianto di riscaldamento. Questa doppia funzionalità consente di ottenere una distribuzione omogenea del calore in tutti gli ambienti della casa, superando il limite principale delle stufe che tendono a surriscaldare la stanza in cui sono collocate lasciando fredde le altre zone dell’abitazione.

La termostufa può integrarsi con l’impianto di riscaldamento esistente, lavorando in abbinamento con una caldaia tradizionale o in completa autonomia, a seconda delle esigenze e delle caratteristiche dell’edificio. Questa versatilità, unita al risparmio economico derivante dall’utilizzo del pellet e al minor impatto ambientale rispetto ai combustibili fossili, ha reso le termostufe una soluzione sempre più apprezzata per il riscaldamento domestico.

Cosa sapere prima di acquistare una termostufa

L’acquisto richiede una valutazione attenta delle caratteristiche tecniche dell’apparecchio in relazione alle specifiche esigenze dell’abitazione.

Il primo aspetto da considerare riguarda la quantità di calore necessaria per garantire un comfort termico ottimale senza incorrere in sprechi energetici che si tradurrebbero in costi di gestione più elevati e in un impatto ambientale non giustificato.

Per determinare con precisione la potenza richiesta, è indispensabile rivolgersi a un termotecnico qualificato, che attraverso calcoli specifici saprà individuare la soluzione più adeguata. Tuttavia, è utile conoscere alcuni parametri fondamentali che caratterizzano questi dispositivi.

Il volume da riscaldare costituisce il punto di partenza per ogni valutazione. Per un volume di 240 metri cubi, ad esempio, la potenza necessaria si attesta indicativamente tra 10 e 13,3 kW. Questo range tiene conto delle variabili che influenzano il fabbisogno termico, come l’isolamento dell’edificio e le condizioni climatiche della zona.

La potenza termica nominale, detta anche potenza utile massima e misurata in kilowatt, indica la quantità di calore che l’apparecchio è effettivamente in grado di cedere all’ambiente e all’impianto di riscaldamento nelle condizioni di funzionamento ottimali. La potenza nominale è sempre riportata sulla scheda tecnica del prodotto e costituisce il riferimento principale per confrontare modelli diversi.

Diversa è la potenza termica al focolare, che esprime la quantità totale di energia sviluppata dalla combustione del pellet all’interno della camera di combustione. Questo valore risulta sistematicamente superiore alla potenza nominale, poiché non tutta l’energia prodotta viene effettivamente trasferita all’aria ambiente o all’acqua dell’impianto: una parte inevitabilmente si disperde attraverso i fumi di scarico e le superfici esterne dell’apparecchio.

Il rendimento quantifica l’efficienza del sistema, esprimendo in percentuale la quota di energia termica della combustione che viene effettivamente utilizzata per il riscaldamento. Le termostufe moderne raggiungono rendimenti dell’ordine del 85-90%, il che significa che su 100 chilogrammi di pellet combusti, l’equivalente energetico di 85-90 chilogrammi viene trasformato in calore utile, mentre la differenza viene dispersa con i fumi attraverso la canna fumaria.

La capacità del serbatoio oscilla generalmente tra 20 e 25 chilogrammi, ma esistono modelli con serbatoi più capienti. Un serbatoio più grande garantisce maggiore autonomia, riducendo la frequenza dei rifornimenti di pellet, aspetto particolarmente apprezzabile durante i mesi invernali. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’ingombro: serbatoi più voluminosi richiedono più spazio e possono condizionare le scelte estetiche e di posizionamento.

Come stabilire il fabbisogno termico

La determinazione del fabbisogno termico rappresenta un passaggio cruciale che non può essere improvvisato. Sebbene esistano formule semplificate che mettono in relazione i metri quadrati da riscaldare con la potenza necessaria, questi calcoli approssimativi rischiano di condurre a scelte inappropriate, con l’acquisto di apparecchi sovradimensionati o, peggio ancora, sottodimensionati rispetto alle reali necessità.

Il calcolo professionale condotto dal termotecnico tiene conto di numerose variabili che influenzano in modo significativo la quantità di calore necessaria. Il livello di coibentazione dell’immobile gioca un ruolo determinante: un edificio ben isolato, con cappotto termico, infissi di qualità e tetto coibentato, richiede una potenza significativamente inferiore rispetto a un’abitazione priva di isolamento adeguato, a parità di volume da riscaldare.

L’esposizione degli ambienti condiziona l’apporto termico gratuito fornito dal sole: una casa con ampie superfici vetrate rivolte a sud beneficia di un contributo energetico rilevante nelle giornate soleggiate, riducendo il fabbisogno dell’impianto di riscaldamento. Al contrario, abitazioni esposte prevalentemente a nord o schermate da edifici adiacenti necessitano di maggiore potenza.

Le caratteristiche strutturali dell’edificio incidono sul bilancio termico: la presenza di ponti termici, la tipologia di muratura, l’estensione delle superfici disperdenti, il numero e le dimensioni delle finestre sono tutti elementi che il tecnico considera nella sua analisi.

Anche la posizione dell’appartamento all’interno dell’edificio ha la sua importanza: un’unità abitativa posta all’ultimo piano con tetto non isolato o al piano terra con pavimento su vespaio o garage, presenta dispersioni termiche maggiori rispetto a un appartamento intermedio protetto dalle unità abitative adiacenti.

La zona climatica in cui si trova l’immobile determina le temperature di progetto e la durata della stagione di riscaldamento, parametri fondamentali per dimensionare correttamente l’impianto. L’Italia è suddivisa in sei zone climatiche, dalla A (clima più mite) alla F (clima più rigido), ciascuna con specifici limiti e prescrizioni normative.

La classe energetica dell’edificio sintetizza le prestazioni complessive dell’involucro e degli impianti, fornendo un’indicazione immediata dell’efficienza energetica. Un edificio in classe A richiede una frazione del fabbisogno termico necessario per riscaldare un edificio equivalente in classe G.

Una volta acquisiti questi dati, il termotecnico calcola il fabbisogno termico dell’abitazione, espresso in kilowatt, e identifica la potenza che la termostufa dovrà possedere per soddisfarlo nelle condizioni più sfavorevoli, garantendo al contempo un funzionamento efficiente anche nei regimi intermedi.

Etichetta energetica della termostufa

Dal primo gennaio 2018, in conformità al Regolamento UE 2015/1186, l’etichetta energetica è diventata obbligatoria per le termostufe e deve essere obbligatoriamente esposta nei punti vendita fisici e pubblicata sui siti web dei produttori e dei rivenditori. L’etichettatura consente al consumatore di confrontare agevolmente le prestazioni di modelli diversi, orientando la scelta verso apparecchi più efficienti.

Riporta informazioni essenziali per valutare le prestazioni del prodotto, come il nome o marchio del fornitore, seguito dall’identificativo del modello. Poi viene indicata la classe di efficienza energetica mediante una scala da A++ (massima efficienza) a G (efficienza minima), consentendo un’immediata valutazione visiva delle prestazioni e la potenza termica nominale, espressa in kilowatt.

Per le termostufe viene specificata anche la potenza termica indiretta, ovvero la quota di calore ceduta all’acqua dell’impianto di riscaldamento. Questa distinzione è fondamentale perché permette di comprendere quanta energia viene destinata al riscaldamento dell’impianto idraulico rispetto a quella ceduta direttamente all’ambiente per irraggiamento.

Normativa sulla termostufa a pellet

L’installazione di una termostufa deve rispettare precisi requisiti normativi finalizzati a garantire la sicurezza delle persone e degli edifici, oltre a minimizzare l’impatto ambientale delle emissioni. Il quadro normativo di riferimento è costituito dalla norma europea EN 14785:2006 Apparecchi per il riscaldamento domestico alimentati con pellet di legno – Requisiti e metodi di prova, che stabilisce gli standard costruttivi e prestazionali.

Per l’installazione, il riferimento principale è rappresentato dalla norma UNI 10683:2012 Generatori di calore alimentati a legna e altri biocombustibili solidi – Verifica, installazione, controllo e manutenzione, che definisce i criteri per una corretta installazione degli apparecchi, garantendo funzionamento sicuro ed efficiente.

La canna fumaria riveste un ruolo cruciale nel sistema e deve possedere caratteristiche tecniche adeguate. È necessario che appartenga almeno alla categoria T400, sigla che indica la capacità di resistere a temperature dei fumi pari a 400°C in condizioni di funzionamento normale. Deve inoltre essere resistente agli incendi da fuliggine, eventi occasionali ma potenzialmente pericolosi che possono verificarsi quando i depositi carboniosi accumulati sulle pareti interne prendono fuoco.

L’evacuazione dei fumi deve essere progettata con particolare attenzione, rispettando i criteri di dimensionamento che tengono conto della potenza dell’apparecchio, dell’altezza dello scarico e delle condizioni di tiraggio. La tenuta dei fumi deve essere garantita lungo tutto il percorso per evitare infiltrazioni negli ambienti abitati.

Ogni processo di combustione richiede ossigeno, pertanto è indispensabile prevedere un’adeguata presa d’aria comburente. Questa viene realizzata mediante un foro nella muratura perimetrale che mette in comunicazione l’ambiente in cui è installata la termostufa con l’esterno, garantendo un continuo ricambio d’aria necessario alla combustione. Per stufe canalizzate, che prelevano aria direttamente dall’esterno mediante un condotto dedicato, il foro può non essere necessario.

La sezione minima della presa d’aria deve essere di 80-100 cmq, ma può richiedere dimensioni maggiori in presenza di altri dispositivi che sottraggono aria all’ambiente, come cappe aspiranti della cucina o ventilatori meccanici, che potrebbero creare condizioni di depressione ostacolando il corretto funzionamento della stufa.

Il foro deve essere protetto con griglie sia all’interno che all’esterno per impedire l’ingresso di insetti, foglie o altri corpi estranei che potrebbero ostruire il passaggio dell’aria.

La manutenzione ordinaria della termostufa è obbligatoria con cadenza annuale, come stabilito dal DPR 74/2013. Gli interventi, che comprendono la pulizia approfondita, il controllo dei componenti e l’analisi delle emissioni, devono essere eseguiti da tecnici abilitati e registrati nel libretto di impianto, documento che costituisce la carta d’identità dell’impianto di riscaldamento e deve essere conservato con cura.

Certificazioni ambientali della termostufa

Il Decreto n. 186 del 7 novembre 2017 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha introdotto regole stringenti per i generatori di calore alimentati a legna e pellet, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di polveri sottili, particolarmente critiche nei mesi invernali nelle aree urbane e nelle vallate.

La certificazione ambientale viene rilasciata da organismi accreditati cui il produttore si rivolge per sottoporre l’apparecchio a test specifici. Le prove vengono condotte secondo metodologie standardizzate che simulano le condizioni reali di utilizzo, misurando le concentrazioni di diversi inquinanti nei fumi di scarico, con particolare attenzione alle polveri sottili, al monossido di carbonio, agli ossidi di azoto e ai composti organici.

I risultati delle prove vengono sintetizzati in rapporti tecnici che individuano la classe di qualità ambientale dell’apparecchio. Il sistema di classificazione adotta un criterio facilmente comprensibile basato su stelle, da un minimo di 2 a un massimo di 5. Maggiore è il numero di stelle, più contenute sono le emissioni di polveri sottili e altri inquinanti. Gli apparecchi a 5 stelle rappresentano l’eccellenza tecnologica, con emissioni ridotte al minimo grazie a sistemi di combustione ottimizzati e, in alcuni casi, a filtri antiparticolato.

Il quadro normativo si complica per la presenza di regolamentazioni regionali che, in alcune aree del territorio nazionale caratterizzate da livelli di inquinamento atmosferico critici, impongono restrizioni più severe.

Diverse Regioni del Nord Italia, in particolare quelle del bacino padano, vietano l’installazione di apparecchi con classe ambientale inferiore alle 4 stelle, mentre in alcuni Comuni particolarmente sensibili al problema dell’inquinamento sono ammessi esclusivamente apparecchi a 5 stelle. Prima dell’acquisto è quindi indispensabile verificare le disposizioni vigenti nel tuo territorio.

Sicurezza della termostufa

L’utilizzo in sicurezza di una termostufa richiede l’osservanza di prescrizioni tecniche e comportamentali che prevengono rischi di incendio, intossicazione e altri incidenti domestici.

Nell’ambiente in cui viene installata la termostufa non devono essere presenti altri dispositivi che generano depressione, come cappe aspiranti di grande portata o sistemi di ventilazione meccanica controllata non opportunamente bilanciati. La depressione nell’ambiente può infatti invertire il tiraggio della canna fumaria, causando il riflusso dei fumi all’interno dell’abitazione con gravi rischi per la salute. Quando la presenza di questi dispositivi è inevitabile, occorre dimensionare adeguatamente la presa d’aria comburente e, in alcuni casi, ricorrere a stufe con prelievo dell’aria canalizzato direttamente dall’esterno.

Materiali infiammabili come tende, tappeti, mobili in legno, cuscini o altri complementi d’arredo devono essere posizionati a distanza di sicurezza dalla termostufa. Le superfici esterne dell’apparecchio, sebbene non raggiungano temperature estreme come quelle delle stufe tradizionali in ghisa, possono comunque essere molto calde e costituire un potenziale innesco per tessuti e materiali combustibili. Le distanze minime da rispettare sono indicate nel manuale di installazione e variano in funzione del modello e della presenza di schermature.

Il pavimento su cui poggia la termostufa deve possedere caratteristiche di portanza adeguate a sostenerne il peso, che può superare i 150-200 chilogrammi per i modelli di maggiore potenza. Nel caso di pavimenti in legno, parquet o laminato, è obbligatorio interporre una piastra di protezione in materiale incombustibile, generalmente acciaio o vetro temperato, che sporga di almeno 40-60 centimetri oltre il perimetro dell’apparecchio sul lato frontale, per proteggere il pavimento da eventuali braci o scintille che potrebbero fuoriuscire durante le operazioni di caricamento del pellet o la manutenzione ordinaria.

FAQ – Domande frequenti

Quanto pellet al giorno consuma una termostufa?
Il consumo dipende dalla potenza dell’apparecchio, dalle ore di funzionamento e dalla temperatura impostata. In media, una termostufa da 12 kW consuma tra 1,5 e 2,5 kg di pellet all’ora. In una giornata invernale con 8-10 ore di funzionamento, il consumo si attesta indicativamente tra 15 e 25 kg.

Una termostufa può riscaldare tutta la casa?
Sì, se correttamente dimensionata e collegata all’impianto di riscaldamento. A differenza della stufa a pellet tradizionale che riscalda principalmente l’ambiente in cui è collocata, la termostufa trasferisce la maggior parte del calore all’acqua che circola nei termosifoni o nel riscaldamento a pavimento, distribuendolo uniformemente in tutti gli ambienti.

Serve la canna fumaria per installare una termostufa?
Sì, la canna fumaria è obbligatoria per legge e deve essere conforme alla normativa, con caratteristiche specifiche di resistenza alle temperature e ai fumi della combustione. Non è possibile installare una termostufa senza un sistema di evacuazione dei fumi a norma che raggiunga il tetto dell’edificio.




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