Airbnb, cos’è e come funziona

Scatta oggi, 16 ottobre, la prima vera scadenza per pagare la ritenuta di acconto del 21% sui contratti di affitto brevi, ovvero la cosiddetta tassa Airbnb.

Affittare una casa con Airbnb©

Cos’è Airbnb?

Airbnb è un nuovo modo di viaggiare ai tempi di Internet e dei social network; il portale è stato infatti fondato a San Francisco nel 2008.
Si tratta di una community on line che permette:
• a chi viaggia, di trovare una sistemazione più economica del tradizionale albergo
• a chi a una casa con determinate caratteristiche, di offrire una stanza o l’intero alloggio in affitto per brevi periodi.

L’idea, come nella migliore tradizione delle più innovative start up, venne nel 2007 a tre giovani studenti californiani. Joe Gebbia e i suoi coinquilini Nathan Blecharczyk e Brian Chesky  per guadagnare qualche dollaro, decisero di offrire in affitto alcuni air-bed’n breakfast. Si tratta di materassini gonfiabili utilizzabili come posti letto,  da cui prende il nome il servizio.

Le sistemazioni disponibili sul portale sono le più disparate e non mancano soluzioni stravaganti. Oltre alla camera in condivisione nell’appartamento in centro storico di una capitale, si possono ad esempio trovare:
• la casa sull’albero
• il castello in campagna
• la vecchia abbazia.

Il servizio si distingue dal couchsurfing (l’affitto di un divano per dormire) o dallo scambio casa. Non presuppone infatti lo scambio di ospitalità e prevede il pagamento di un corrispettivo in denaro per usufruire della casa.

Come funziona Airbnb?

Utilizzare il servizio Airbnb è semplice sia per chi viaggia sia per chi vuole trarre un piccolo profitto dalla sua proprietà.

Il primo passo per poterne usufruire è sempre quello di iscriversi al sito e lo si può fare in due modi:
• accedendo direttamente al portale e compilando lo specifico form di iscrizione
• utilizzando il proprio account Facebook (sistema molto utilizzato).

I viaggiatori dovranno scegliere:
• la destinazione
• le date in cui desiderano effettuare il viaggio
• il numero di persone per cui occorrono i posti.
Fatte le scelte, compariranno le foto degli appartamenti disponibili, con le indicazioni di prezzo e collocazione.

I metodi di pagamento sono diversi: carta di credito, Paypal, bonifico o assegno. Pagando con la carta di credito, ad esempio, il portale addebiterà il costo solo nel momento in cui la richiesta verrà accettata dal proprietario della casa scelta. In tal caso, gli saranno anche inviati i dati del richiedente, come indirizzo di posta elettronica, numero di telefono, ecc..

Anche chi vuole affittare un immobile deve iscriversi al portale, inserendo il proprio annuncio, corredato dalle foto e dalla descrizione della casa e da qualche informazione su di sè.
Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo perché Airbnb dà molta importanza ai rapporti personali. Raccontare chi siete risulta fondamentale per il viaggiatore anche per capire in che modo potrete essergli utile, fornendogli informazioni, notizie e supporto in un Paese straniero.

Chi affitta ha completa libertà sulle tariffe applicate e l’annuncio rimarrà attivo fin quando non lo si rimuove.

Quanto costa Airbnb?

Il costo di un alloggio trovato in questo modo include:
• il prezzo della sistemazione
• la commissione riconosciuta al portale.
Quest’ultima è in genere compresa tra il 6 e il 12%, variando in base all’importo totale speso.

Per chi offre la sistemazione la commissione è invece pari al 3%.

Airbnb è un sistema sicuro?

Questo nuovo modo di viaggiare è un metodo ormai collaudato, complice la crisi economica e il desiderio di non rinunciare a girare il mondo.

Per avere un’idea del successo riscontrato basta considerare qualche numero:
• diffusione in 190 Paesi e 34mila città
• oltre un milione di annunci pubblicati da ogni parte del mondo
• oltre 26 milioni di viaggiatori ogni anno.

Il servizio è comunque garantito sia per scongiurare truffe e  vacanze rovinate che per evitare di mettere in pericolo l’integrità delle abitazioni offerte.

Un primo modo per effettuare una cernita, ad esempio, è quello di scegliere gli alloggi le cui immagini riportano il logo Airbnb in filigrana. Sono foto scattate con un sopralluogo degli stessi fotografi del sito e appartengono sicuramente alla casa descritta.
Il fotografo professionista è messo a disposizione dal sito gratuitamente.

Trattandosi di una community social viene chiesto ai fruitori di lasciare un feedback. È molto utile quindi anche leggere le recensioni, sia di chi ha ospitato sia di chi è stato ospitato.

Per chi accetta una prenotazione è prevista una copertura assicurativa, la Garanzia Proprietari Airbnb, che copre furti e atti vandalici fino a un danno di 35.000 euro.

È attivo inoltre 24 ore su 24 un servizio di assistenza telefonica.

Airbnb e le amministrazioni locali

La piattaforma di home sharing Airbnb ha conosciuto una progressione da record in tutto il mondo.

Non a caso in Italia ci sono accordi o intese tra Airbnb e città come Firenze, Roma e Milano, e in Europa è stato siglato un importante accordo con la Municipalità di Parigi.
Di contro, è Berlino che potrebbe segnare uno stop all’avanzata della piattaforma di condivisione.

Dal primo maggio 2016 è entrato in vigore nella città tedesca un regolamento che vieta l’affitto di un appartamento o di una stanza mediante servizi come Airbnb, in assenza di una specifica licenza.
La multa per chi trasgredisce è salatissima, ben 100.000 euro, per cui molti host berlinesi si sono già cancellati dal sito per non incappare in controlli e sanzioni.

Secondo alcuni giornali, se l’esempio di Berlino fosse seguito da altre grandi città, il provvedimento potrebbe segnare la fine di questo servizio.
A meno che, come è avvenuto a San Francisco, non ci sia un referendum che sancisca la vittoria della condivisione social delle case.

La tassazione di Airbnb

Albergatori e gestori di Bed & Breakfast hanno a lungo lamentato la concorrenza sleale da parte dei privati e dei portali on line.
I contratti di affitto inferiori a 30 giorni, inoltre, non sono soggetti all’obbligo di registrazione e questo ha alimentato per anni l’evasione fiscale.

La cosiddetta tassa Airbnb, la norma che regolamenta il settore degli affitti brevi, è così stata inserita nella manovrina correttiva di aprile e ha suscitato molte proteste.
In realtà, la norma prevede l’applicazione della cedolare secca, che sostituisce IRPEF e imposta di registro, per cui dovrebbe essere per i proprietari virtuosi più conveniente della vecchia tassazione.

Ma come funziona la tassa? A partire dal primo giugno 2017, per le persone fisiche che affittano i propri immobili tramite portali come Airbnb è prevista l’applicazione della cedolare secca al 21%.

Gli intermediari devono pertanto:
• comunicare all’Agenzia delle Entrate la locazione breve
• trattenere e versare al Fisco l’importo da pagare, agendo come sostituito di imposta, entro il 16 del mese successivo alla stipula del contratto
• rilasciare la Certificazione Unica al proprietario entro il 31 marzo di ogni anno.

Gli intermediari che non rispetteranno questo adempimento saranno soggetti a una sanzione pari a 2.000 euro.
Per i contratti stipulati fino all’11 settembre non sono però previste sanzioni e i proprietari evasori restano gli unici responsabili. L’obbligo scatta invece per i contratti stipulati a partire dal 12 settembre 2017. Oggi, 16 ottobre, è dunque la prima scadenza da rispettare per la tassa Airbnb.

(Prima pubblicazione 13 ottobre 2015)




Iscriviti alla Newsletter

Potrebbe interessarti anche
Guarda gli ultimi video

Dello stesso argomento

2 Commenti. Nuovo commento

  • Bellissimo articolo! io per esempio affitto la mia casa in Sicilia che non posso usare visto che vivo a Milano. Gestisco tutto io, perché i miei genitori non utilizzano tanto internet.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.